Elsa Martinelli, la ‘Audrey Hepburn italiana’ si è spenta nella sua casa romana all’età di 82 anni. Era malata da tempo.
Elsa Martinelli è morta nella sua casa di via Flaminia, a Roma. Aveva 82 anni ed era malata da tempo. La sua storia ha incarnato il “sogno italiano” del dopoguerra. Nata a Grosseto nel 1935, si trasferisce con la famiglia nella capitale all’età di nove anni; in seguito, viene notata dal sarto Roberto Capucci, che la introduce nel mondo della moda, facendola conoscere ai più grandi fotografi in Italia e all’estero.
La sua carriera di indossatrice e fotomodella decolla rapidamente - da Irving Penn a Richard Avedon, ha lavorato con tutti i più grandi fotografi d’America - lasciando ben presto il posto al cinema, che la vede debuttare nel 1954 nella pellicola L’uomo e il Diavolo.
Kirk Douglas e la consacrazione nel cinema americano
Elsa Martinelli è stata una delle poche attrici italiane ad aver avuto successo ad Hollywood prima ancora che in Italia, come invece è accaduto a tante sue colleghe.
Il 1955 che segna la sua consacrazione nel tempio del cinema americano; Kirk Douglas, dopo averla vista su Life, la vuole al suo fianco ne Il cacciatore di indiani.
In una recente intervista, l’attrice ha rivelato come l’attore americano la convinse ad accettare il ruolo:
Kirk Douglas mi vide e mi volle per Il cacciatore di indiani. In realtà di Hollywood io non volevo saperne. A New York stavo benissimo. Andai da Douglas, ringraziai per l’occasione e poi gli dissi: ‘Che mi frega di Los Angeles?’.
Mi spiegò che era un bel film, il primo in cui un bianco sposava un’indiana, e poi davanti ai dubbi si fece una risata: ‘Niente Los Angeles, non preoccuparti, giriamo tutto in Oregon’
E ‘ndo sta l’Oregon?’, risposi
Una carriera internazionale
Ben presto, anche la critica si accorgerà di questa nuova bellezza distante dalle icone “burrose” che avevano dominato gli anni precedenti e nel 1956 arriva l’Orso d’Argento come migliore attrice al Festival di Berlino per la sua interpretazione in Donatella, di Mario Monicelli.
Tanti i registi italiani e stranieri con i quali ha lavorato da Orson Welles (Il processo, 1962) a Vittorio De Sica (Sette volte donna, 1967), da Roger Vadim (Il sangue e la rosa, 1960) a Eugene Levy (Sette criminali e un bassotto, 1992).
A partire dagli anni Settanta, l’attrice toscana ha diradato i suoi impegni cinematografici per dedicarsi prevalentemente alla televisione (celebre la sua conduzione del Festival di Sanremo al fianco di Carlo Giuffrè nel 1971), prendendo parte a miniserie e telefilm girati in Italia: nel 2005 è tornata in prima serata su Rai 1, nella terza stagione di Orgoglio.
Lascia la figlia Cristiana, che insieme ai nipoti e alla famiglia era al suo capezzale al momento della morte. I funerali si terranno martedì 11 luglio a Roma, nella chiesa di Santa Maria del Popolo.